Ad 83 anni se ne è andato Alberto La Volpe. Di persona lo conobbi quando, molti anni fa, mi presentò Nemer Hammad, il primo rappresentante dell’Olp in Italia. Ovviamente il suo viso mi era già familiare, come ci è familiare quello di tutti i conduttori di telegiornale. Ma Alberto non era un mezzobusto. Era appunto una persona in carne ed ossa che non disdegnava l’impegno politico, a cominciare appunto da quello a sostegno del popolo palestinese (fu anche presidente dell’associazione Italia-Palestina).
Da giovane aveva seguito Enrico Manca alla conquista dell’Umbria. Aveva anzi costituito, facendosi eleggere sindaco di Bastia, il primo presidio di quella campagna che poi portò Manca in Parlamento come deputato di Perugia e Terni (all’epoca non si veniva “nominati”).
Poi fece il direttore del Tg2, e tante altre cose in Rai. Ma la vocazione politica non lo aveva abbandonato. Lo rividi nel 1997 nello studio che qualche anno prima era stato il mio, al Collegio romano. E neanche in quel caso era lì a scaldare la sedia. Aveva ideato un progetto – quello delle mediateche – per offrire una prospettiva ai giovani laureati delle facoltà umanistiche, ed al tempo stesso per proseguire l’azione preziosa che a suo tempo avevano svolto i Centri di servizio culturale della Cassa del Mezzogiorno.
Prima di quell’esperienza, nel 1993, aveva diretto per breve tempo la nostra rivista, e dopo l’Avanti! della domenica: e forse anche per questo non mancò all’appello quando, nel 2010, protestammo in molti per il fango con cui alcuni faccendieri avevano sporcato la testata del giornale dei socialisti.