“Specchio delle mie brame” – chiedeva la perfida regina-matrigna – “dimmi, qual’è la più bella del reame?”. E lo specchio rispondeva subito, perchè era magico ma anche perchè c’era un’unica risposta possibile, “Biancaneve è più bella di te”.
Potremmo domandarci, a questo punto, perchè la Regina fosse tanto ossessionata dal problema. Al punto di progettare, seduta stante, l’eliminazione della povera Biancaneve. La nostra ipotesi di lavoro è che la percepisse come pericolosissima rivale; in altre parole che la bellezza fosse, nel caso specifico, il requisito per l’accesso al potere.
Oggi, invece, per poter aspirare a vincere occorre essere nuovi. E ad interrogarsi, ancor più ossessivamente, sui titolari di questo requisito, non è solo la Regina di turno ma l’intero reame: dai massimi vertici all’ultimo camionista disperso in qualche bivacco tra le fredde nebbie padane.
E, però, a differenza di quanto accadeva nella vecchia favola, la domanda non trova alcuna risposta.
E non perchè manchino gli aspiranti al titolo. Ce ne sono tanti; e ne vengono riproposti di continuo. E però non durano: o, più esattamente, i tempi della loro durata si accorciano sempre di più. Agli inizi della seconda, e per definizione nuova repubblica si misuravano in anni; ma poi siamo passati dai mesi ai giorni che dico alle ore e ai minuti. Al punto che chiunque sia consacrato come nuovo diventa perciò stesso automaticamente vecchio; in attesa di un suo successore che può aspirare alla qualifica solo se non si sia ancora ufficialmente materializzato.
Nella sostanza, una grande fuga verso il nulla in cui il vecchio rimane l’incarnazione del Male ma il nuovo viene dissolto non appena appare alla luce del sole.
E’ il caos autodistruttivo della politica e della cultuta dell’immaginario. Sarebbe il caso, allora, che qualcuno (chi di dovere?) si preoccupi di recuperare il reale. O, se preferite, il reame…