Il nuovo sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri, ha ottant’anni: ben portati, ma soprattutto ben spesi. Appartiene a quella  straordinaria generazione che negli anni ’50 fece di Matera (“vergogna d’Italia”, come l’aveva definita De Gasperi) un centro di riscatto sociale e di produzione culturale che (purtroppo) non ha avuto l’eguale nel nostro Mezzogiorno.
E’ la generazione di Leonardo Sacco e della sua rivista Basilicata, di Michele Cascino e del suo aggiornato meridionalismo, di Michele D’Elia e della sua instancabile azione per il recupero e la conservazione del nostro patrimonio culturale: una generazione che si era formata sulle pagine di Nord e Sud di Francesco Compagna, che aveva risposto al richiamo di Umberto Zanotti Bianco e della sua Associazione per la lotta all’analfabetismo, che aveva saputo coinvolgere Adriano Olivetti nell’impresa della bonifica e del recupero dei  Sassi.
Allora De Ruggieri era il più giovane. Ora è il più vecchio. Un argomento che i suoi avversari (in deficit di fantasia) non hanno mancato di usare. Lo stesso, del resto, che venne usato contro Pertini nel 1978 e contro Napolitano nel 2006.
Ma, come dicevo, è invecchiato bene, se è vero che negli anni ’80 fu tra i primi a scommettere sulla valorizzazione del patrimonio culturale e sul legame fra sviluppo e cultura, e se non per caso ha intitolato la sua lista civica “Matera 2020”, traguardando  il fatidico 2019 in cui la città sarà  capitale europea della cultura. Una volta tanto, l’uomo giusto al posto giusto.