“Un Patto che stimoli la crescita della produttività e della competitività” è l’appello promosso da Nicola Acocella – Università La Sapienza di Roma, Riccardo Leoni – Università di Bergamo, Paolo Pini – Università di Ferrara, Leonello Tronti – Università di Roma III per sensibilizzare le Parti sociali, il Governo, gli economisti e l’opinione pubblica in generale, circa l’importanza di giungere ad un documento condiviso in modo convinto da tutte le Parti sociali e quindi sottoscritto da tutte le associazioni di categoria sindacale.
Questo è il testo integrale:
Un Patto che stimoli la crescita della produttività e la competitività.
Un invito alle Parti sociali affinché non perdano l’occasione di contribuire a fermare il declino, ed al Governo di sostenere concretamente tale impegno.
La volontà delle Parti sociali di giungere alla firma di un accordo programmatico per fermare il declino del sistema industriale italiano e muoversi in una prospettiva di crescita non può e non deve essere sprecata. Troppo evidenti sono, da un lato, le difficoltà di cui soffre il nostro sistema produttivo, così come, dall’altro lato, la necessità di offrire una prospettiva di crescita economica sostenibile e di benessere per le future generazioni.
Proprio perché condividiamo questa necessità e urgenza, riteniamo che il testo dell’accordo sulla produttività Linee programmatiche per la crescita della produttività e della competitività in Italia, proposto da Confindustria il 16 novembre 2012 alla firma delle varie organizzazioni imprenditoriali e sindacali delle imprese e dei lavoratori, costituisca un riferimento importante ma non conclusivo del confronto tra le Parti sociali. Questo testo deve essere migliorato affrontando i nodi ancora aperti, al fine che tutte le Parti sociali possano porvi con convinzione la loro firma. Se occorre tempo, si prenda tempo e si continui il confronto.
Riteniamo che i seguenti aspetti meritino una ulteriore riflessione.
1) Non è opportuno accordarsi sul merito di quanto deve essere fatto nella contrattazione collettiva per innescare un circolo virtuoso tra crescita delle retribuzioni e crescita della produttività prescindendo dalla questione aperta della democrazia sindacale, della certificazione della rappresentanza, della esigibilità degli accordi sottoscritti, dei diritti di rappresentare e contrattare – diritti da garantire sia per i firmatari che per i non firmatari degli accordi. Vi sono i presupposti condivisi nell’accordo del giugno 2011; occorre solo darne attuazione, per via negoziale tra le confederazioni o, in subordine, per via legislativa.
2) Gli strumenti di incentivazione fiscale per la diffusione della contrattazione di secondo livello e l’estensione delle retribuzioni variabili tramite la contrattazione di secondo livello (detassazione e decontribuzione) risultano efficaci solo se si introducono meccanismi di collegamento tra retribuzioni e risultati d’impresa centrati su: innovazione tecnologica ed organizzativa interna alle imprese; innovazione di prodotto e di qualità dello stesso; nuove tecnologie di produzione basate sulle ICT; nuovi disegni organizzativi dell’impresa e del lavoro; processi formativi, di valorizzazione e responsabilizzazione delle risorse umane, di coinvolgimento e partecipazione dei dipendenti e delle loro rappresentanze nella organizzazione del lavoro e della produzione (in attuazione dell’art. 46 della Costituzione). Essenziale risulta l’attivazione delle complementarità tra questi fattori che rendono moltiplicativo il loro impatto sulla produttività. Ogni scorciatoia che prediliga tradizionali indicatori di produttività e redditività output-oriented rischia di rendere inefficace il meccanismo premiante che si intende introdurre, lasciando aperta la strada a forme di salario variabile “cosmetiche” con effetti nulli sulla competitività delle imprese. Modelli di incentivazione dello sforzo lavorativo o di suddivisione del rischio sono tipici di concezioni di impresa arcaiche che introducendo comportamenti non-virtuosi possono perfino abbassare la produttività, la redditività e la competitività dell’impresa e dell’economia nel suo complesso, accrescendo le zone di rendita già presenti, che ostacolano le opportunità di ripresa.
3) La strategia che tende a far crescere il ruolo della contrattazione di secondo livello, aziendale e territoriale, a scapito di quella di primo livello, nazionale, in ragione anche della ridotta estensione attuale della contrattazione decentrata, corre il rischio di produrre una ulteriore riduzione delle protezioni e delle tutele che solo il contratto nazionale garantisce ai lavoratori dipendenti; al contempo con questa strategia si rischia che una quota della retribuzione certa fissata col contratto nazionale sia trasformata in retribuzione incerta perché variabile definita a livello decentrato, vanificando quell’aumento delle retribuzioni reali auspicato da molti come utile misura per sostenere la domanda interna, a tutto svantaggio non solo dei lavoratori ma del sistema delle imprese e dell’economia nel suo complesso.
Abbiamo a cuore il sistema produttivo italiano, la sua capacità concorrenziale nel contesto internazionale, la crescita della sua capacità di creare reddito e benessere sostenibili nel tempo per l’intera comunità. Al contempo siamo convinti che l’intero sistema delle imprese ed il mondo del lavoro tutto sono indispensabili per costruire insieme un cambio di direzione e imboccare insieme una via di uscita, ma non possono sopportare da soli i costi del necessario cambiamento strutturale. L’azione del Governo è altrettanto indispensabile, sul terreno delle politiche di innovazione, delle risorse economiche per supportare le imprese nelle loro strategie innovative, delle politiche di istruzione e di sostegno diretto al sistema della ricerca, pubblica e privata, di riduzione del carico fiscale sulla produzione di reddito e sul lavoro.
Per queste ragioni auspichiamo che il confronto tra le Parti sociali non si interrompa ma prosegua al fine di giungere alla firma di un Accordo per la crescita della produttività e della competitività in Italia che non prescinda da quanto sopra delineato ma che anzi se ne faccia carico in toto; ed al contempo auspicano che il Governo trovi la volontà politica e le risorse economiche per supportare la realizzazione concreta di tale Accordo.
20 Novembre 2012
Nicola Acocella, Università La Sapienza, Roma
Riccardo Leoni, Università di Bergamo
Paolo Pini, Università di Ferrara
Leonello Tronti, Università di Roma Tre
Coloro che desiderano aderire all’Appello sono invitati ad inviare una mail al seguente indirizzo: pnipla@unife.it
indicando nell’Oggetto: Aderisco all’Appello “Un Patto che….” e riportando nel testo: Nome, Cognome, qualifica, città
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