Ci ha salutato per l’ultima volta con la sua grande discrezione Gigi Covatta uno dei padri nobili del socialismo italiano. Un intellettuale finissimo che ha costruito la storia del nostro Paese con l’umiltà dei grandi. La sua proverbiale ironia, la sua sagacia, la sua cultura immensa e la sua conoscenza della macchina istituzionale mancheranno al dibattito politico nazionale. Per questo Gigi resterà una figura insostituibile.

Era direttore della prestigiosa rivista “Mondoperaio”, che ha rilevato e rilanciato con intelligenza e passione l’unica, grazie a lui, sopravvissuta nel panorama delle storiche riviste di cultura politica del Novecento. Con schiettezza ha sempre coltivato il dialogo con gli amici provenienti dagli altri filoni del riformismo italiano. Ne sono seguite ancora molte altre costruzioni politiche sempre tenendo davanti come stella polare la sua cultura riformista, solidale, umana e profondamente altruista. Una insostituibile fonte per la crescita di qualsiasi essere umano.

Sarà ricordato per l’immenso lavoro culturale che ha sviluppato da intellettuale militante del Partito Socialista per il rinnovamento e la modernizzazione della sinistra negli ultimi 50 anni. E’ stato commovente ritrovare ai suoi funerali non solo i compagni socialisti di una vita, ma soprattutto numerosi giovani, suoi allievi, che ne mutueranno il pensiero.

L’amico Gigi già manca a tutti noi, io ne sento la spiritualità nella misura in cui me lo permetterà lo stesso Gigi. Un grande uomo, un compagno che ha scritto le migliori pagine della storia del Partito Socialista e, come ripeto, del nostro Paese. Ho avuto il privilegio di essergli vicino dal 1993 nella prima esperienza di progetto politico in cui mi coinvolse e come me tanti italiani che avevano creduto in Mario Segni. Fu in occasione della sua candidatura nel “Patto per l’Italia” al collegio senatoriale di Pozzuoli Ischia, purtroppo finita con un’amara delusione per chi come lui credeva nella politica alta. Non immaginava infatti che si stava aprendo una stagione basata poco o nulla sui contenuti o sui valori, ma sull’immagine e sulla convinzione che il cambiamento sarebbe stato possibile solo cancellando di netto il passato.

Un commosso, sincero, ma delicato abbraccio a tutti i suoi cari.

Enzo Magaldi