Chiunque dedichi almeno una parte delle proprie energie a una passione civile cresce con i suoi miti viventi di riferimento. Figure di alta statura, forti di un’esperienza e di un’intelligenza delle cose che si considerano fuori dal comune e, in ogni caso, preziosissime per vedere ispirato, continuamente, il proprio cammino. Possono essere uomini o donne che si conoscono personalmente oppure che si ammirano e si ascoltano con attenzione unica, speciale. Questo per me è stato Ugo Intini, così come credo lo fosse per tanti giovani socialisti di ultima generazione. È così, dunque, che con la sua morte perdo un punto di vista sulla politica che per me non aveva eguali.
Ebbi poi la fortuna di istituire un rapporto personale con lui nel 2016, quando la sua generosità e la sua sapienza aiutarono alcune mie ricerche universitarie sull’Avanti! negli anni della Grande Guerra. Da quel momento, gli scambi di opinioni sulla politica non si interruppero mai. Rimanevo sempre stupito e al tempo stesso intimorito dal confronto con lui: ammiravo la sua curiosità verso il punto di vista di un giovane socialista, ma temevo sempre una mia insufficienza nella qualità di quanto io potessi offrire al discorso. Questa sua generosità veniva costantemente confermata nel supporto a ogni iniziativa che sul territorio volessimo proporre. In tutte queste occasioni, non mancava mai di portare, con la sua presenza, il contributo di spessore che ha sempre assicurato alla comunità socialista, fosse quella dei delegati riuniti a congresso, fosse quella dei dirigenti in direzione nazionale, fosse quella di gruppi, anche piccoli, di iscritti che partecipavano alle manifestazioni socialiste in qualunque provincia d’Italia.
Le reazioni di questi giorni hanno dato prova della grande ammirazione verso la sua figura, politica e umana. Ma in cosa risiedeva il motivo di una così grande e corale stima? Credo che il tratto caratteristico fosse il fatto che si riconoscesse in lui un vero esempio di intelligenza. Un’intelligenza della mente, che lo portava all’analisi lucida e penetrante della politica e della società, a una curiosità intellettuale incessante, a una produzione giornalistica e saggistica tra le più rispettabili in Italia, e un’intelligenza dello spirito, che ne caratterizzava l’elegante sobrietà, il rispetto dei compagni e degli avversari, l’attaccamento all’ideale socialista alla sua comunità, verso la quale ha dedicato tutte le sue forze. E dando di ciò prova in particolar modo negli ultimi trent’anni, quando, dopo la fine dello storico PSI, si era preposto la missione di non far coincidere con esso anche la fine della cultura socialista in Italia. Furono lui e pochi altri a esercitare una tale coerenza e a esprimere una tale professione di fede dalla metà degli anni Novanta, troppo pochi.
Provava un particolare piacere e si poteva notare una chiara emozione nel suo sguardo quando condivideva, con i compagni più giovani, lezioni, episodi, racconti che, quando era giovanissimo redattore all’Avanti!, lo stesso Nenni gli aveva trasmesso. È proprio con questa foto che lo desidero ricordare. Il socialismo, un’idea e una storia che non finisce, anche grazie a Ugo Intini.
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