Lezione di Giuliano Amato tenuta il 7 settembre 2012 all’Università degli Studi Roma Tre nell’ambito della scuola di democrazia europea promossa dalla Fondazione socialismo e dalla Fondazione europea di studi progressisti (Feps).
Seguiranno le lezioni in video di Vito Gamberale, Luigi Capogrossi, Cesare Pinelli, Antonio Pedone, Mario Ricciardi, Luciano Pero, Gustavo Ghidini, Guido Martinotti, Antonio Badini, Carmine Pinto e Gianni De Michelis.
Utilizzando l0 spazio dedicato ai commenti i lettori potranno interloquire coi relatori, dando vita ad una sorta di seminario virtuale.
Giuliano Amato – e non nascondo di restare ogni volta ammaliato dalla sua oratoria – si richiama fra l’altro a una sorta di “reazione emotiva” dei socialisti contro tutto ciò che ha a che fare con le armi e con la “difesa”. Lavorando quotidianamente, da psichiatra, con le emozioni e con le “libere associazioni”, non posso non proporre qualche spunto di riflessione.
L’Europa venne concepita “femmina”: i federalisti di Ventotene, ad esempio, prospettavano una Costituzione europea (non un Trattato), al fine di porre le basi degli Stati Uniti d’Europa, preludio proprio di quella federazione di tutti gli Stati del mondo indicata da Kant come condizione per una pace non effimera.
E l’Italia repubblicana com’è stata concepita? Ermafrodita, forse. Un esempio: per anni si è dibattuto sulle Province, considerate (non a torto) espressione di un’idea ormai superata di organizzazione statuale e fonte di sperperi. Sembrava invece che fossero sempre più da valorizzare le Regioni (tante volte abbiamo sottolineato il ritardo con il quale si è giunti a dare loro vita, attuando finalmente quanto indicato dalla Costituzione), proprio in vista di un assetto nazionale federale, da coniugare a sua volta con l’Unione europea. Ora invece proprio le Regioni paiono l’origine di molti dei nostri mali e dei nostri vizi.
Certo, siamo “cresciuti a Bisanzio”, come italiani e come europei, fra spinte e controspinte. E le contraddizioni e i paradossi rappresentano il pane quotidiano della politica (e della vita). Però forse sarebbe il momento di cogliere l’occasione offertaci dal caos nel quale siamo immersi per provare a cimentarci con l’atto creativo.