E’ una falsa opinione che ad agosto non ci siano notizie, per cui i giornali sono costretti a riciclicare annualmente l’apparizione del mostro di Loch Ness o di altri serpenti di mare. Senza riandare a quel 6 agosto del 1945 in cui ebbe tragicamente inizio l’era del terrore nucleare, basti pensare che è in questo mese che nel 1961 viene eretto il muro di Berlino, nel 1968 i carri armati sovietici invadono Praga, nel 1971 Nixon sospende la convertibilità del dollaro, e nel 1991 Gorbaciov viene estromesso dal potere. E per restare nel cortile di casa è bene ricordare che è sempre ad agosto che nel 1950 viene istituita la Cassa del Mezzogiorno, nel 1954 muore De Gasperi, nel 1956 139 minatori italiani vengono seppelliti a Marcinelle, nel 1964 muore Togliatti, nel 1974 salta in aria il treno Italicus, nel 1978 muore Paolo IV, nel 1980 una bomba fa 85 vittime alla stazione di Bologna, nel 1983 si forma il governo Craxi, nel 1993 viene approvata la legge Mattarella. Senza dire che quest’anno il presidente Esposito ha pronunciato la sua fatale sentenza il primo di agosto.
Non c’è bisogno di serpenti di mare, quindi, per riempire i giornali. E non c’è neanche bisogno di dispute sulle regole del congresso Pd, sulla discesa in campo di Marina Berlusconi, sulle pensioni d’oro e sulle insolenze leghiste alla ministra Kienge. C’è bisogno, invece, di non trattare da serpenti di mare le notizie serie. Per esempio quelle relative alla proposta di riordino degli enti di governo territoriale avanzata dalla Società geografica italiana e sulla quale avvieremo una riflessione nel prossimo numero della rivista.
Serpenti di mare fuori stagione, semmai, sono i tormentoni sull’abolizione delle provincie o sull’istituzione delle macroregioni; e serpenti di mare sono stati e sono decreti e disegni di legge che pretendono di risolvere la questione con qualche ingegnoso èscamotage.
Quella della Società geografica italiana è invece una proposta che non solo ha il merito di sparigliare i termini di una disputa sempre uguale a se stessa, ma vale, sul terreno della riduzione della spesa pubblica, almeno quanto un decreto sulla spending review. Per cui, fra l’altro, andrebbe presa sul serio innanzitutto da parte di un governo che, se vuole sopravvivere, deve a sua volta sparigliare rispetto alle agende propagandistiche dei partiti che lo sostengono.
Vedi la cartina


Il riordino territoriale dello Stato, a cura di Michele Castelnovi,  Società Geografica Italiana, Roma – 2013