Report promosso dal gruppo parlamentare socialista

“ll grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”  (Voltaire)

1. Situazione attuale

 Il problema del sovraffollamento carcerario non è solo un problema morale e sociale per la nostra democrazia, ma è, nella sua sostanza, anche strettamente interconnesso alla tematica della legalità; è infatti una palese contraddizione far vivere chi non ha recepito il senso di legalità in una situazione di palese non corrispondenza tra quanto normativamente definito e quanto attuato e vissuto.
Il nostro Paese è caratterizzato da un sistema carcerario con una strutturale carenza di edifici adeguati: oltre la metà delle carceri italiane sono state costruite nei primi anni del ‘900 (1), e si connotano per condizioni igienico-sanitarie inadatte, mancanza di riscaldamento, frequente esplosione di sommosse. Questi sono soltanto alcuni dei dati che confermano come la questione carceri sia sempre meno affrontata in maniera appropriata dalle istituzioni.
Le strutture penitenziarie, come affermato dall’ ex Guardasigilli, Prof. Avv. Paola Severino, nell’ultimo report annuale sullo stato della giustizia, al momento accolgono una popolazione pari 66.888 (2) detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 44.608 posti a disposizione nei 206 carceri nazionali. I numeri testimoniano dunque una vera tragedia sociale.
Nell’ultimo decennio l’aumento della popolazione carceraria italiana ha  generato un forte sovraffollamento degli istituti di pena che ha contribuito ad un notevole deterioramento delle qualità della vita dei detenuti, già provati per le condizioni di limitata libertà. In una cella, dove sarebbe previsto il soggiorno di soli due detenuti, ve ne alloggiano normalmente sei e, nel peggiore dei casi, otto. Questa condizione ha favorito il proliferare di malattie infettive, una vera e propria emergenza sanitaria per tutti coloro che vivono e lavorano in carcere. Infatti, metà dei carcerati è affetta da epatite, il 30% è tossicodipendente, il 10% soffre di patologie psichiche, il 5% affetto da HIV.
L’invivibilità del carcere acutizza o provoca anche patologie psicofisiche, insonnia, depressione e anoressia.
La battaglia contro il sovraffollamento nelle carceri è anche una battaglia in difesa dei diritti umani come previsto dalla “Convenzione Europea sui diritti dell’uomo”. Purtroppo, a nulla sono servite le decine di interrogazioni parlamentari rimaste disattese e i continui moniti del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (3), che da anni denuncia la condizione carceraria dei detenuti definendola come una vera e propria emergenza che lede il prestigio e l’onore dell’Italia. Richiami puntualmente non ascoltati dalle nostre Istituzioni.
Il sovraffollamento della popolazione carceraria spesso collima anche con un’emergenza di pubblica sicurezza. Infatti, all’incremento nel numero di detenuti non corrisponde un pari aumento delle forze dell’ordine penitenziarie, come evidenziato anche dalle sigle sindacali.
Spesso ci si ricorda della gravità delle condizioni di vita in carcere solo quando si verificano episodi clamorosi e tragici, come le morti in cella e in particolare i suicidi (4) di detenuti. Ma, come sempre, all’occasionale attenzione dell’opinione pubblica segue il silenzio e il problema persiste, giorno dopo giorno, ormai da troppi anni.
Ancora più significativi sono i suicidi compiuti da agenti di custodia, anch’essi risultato di un ambiente troppo degradato, sovente vittime di aggressioni,(5) (tabellaA)
Dinanzi tale emergenza non si comprende il motivo per il quale 90 (6) strutture penitenziarie costruite negli ultimi anni in molte aeree della penisola non vengano utilizzate, come evidenziato dall’ interrogazione del deputato socialista Marco Di Lello (7).
ll problema delle carceri e della loro popolazione non può essere però risolto soltanto attraverso l’apertura di nuove strutture penitenziarie il cosiddetto (“Piano carceri”). Più volte si è cercato di ridurre il sovraffollamento carcerario attraverso indulti, amnistie o con decreti come quello  “svuota carceri o salva carceri” voluto con convinzione dal Ministro Severino, approvato nei primi mesi del 2012, (che ha avuto, purtroppo, risultati minimi). In assenza di interventi strategici, infatti, è prevedibile che nessun miglioramento strutturale della situazione carceraria sarà possibile.
Per gli operatori del settore tale situazione va addebitata all’assenza di una seria ed  organica analisi delle cause del sovraffollamento e, conseguentemente, alla predisposizione di scelte, anche normative, capaci di contrastare e governare il fenomeno. Numerosi studi e documenti esprimono preoccupazione per il crescente fenomeno del sovraffollamento carcerario, lamentando l’incapacità delle forze politiche di indicare gli strumenti e gli interventi necessari per risolvere il problema.
Tanti sono i motivi che hanno dato vita a tale emergenza: uno dei tanti, è stato commesso dalla politica sempre a caccia del consenso elettorale approvando, sulla spinta emotiva dell’opinione pubblica, provvedimenti che ribaltano totalmente il criterio cardine del carcere quale extrema ratio, così come il Legislatore aveva inteso con la riforma del 1988. Frutto di questo clima sono quei decreti che hanno fortemente stimolato l’utilizzo della misura cautelare carceraria modificando gli art. 275 e 380 c.p.p. implementando un allargamento delle ipotesi di carcerazione obbligatoria; come anche i ripetuti attacchi alla struttura stessa della legge “Gozzini”. Recenti modifiche poi all’ art.656 c.p.p. e l’art. 4 bis ord. Penitenziario hanno aumentato i casi in cui è inibita la sospensione dell’esecuzione e l’ accesso alle misure alternative alla detenzione.
Tale situazione si verifica in un contesto nel quale, secondo le stesse stime del Ministero dell’Interno, negli ultimi anni i reati sono diminuiti del 5,1%, ma paradossalmente si è avuto un significativo aumento degli arresti 7%, con l’ulteriore rilievo statistico della notevole minore recidiva (8) per coloro i quali terminano di espiare la pena in regime di misura alternativa rispetto a  chi ha espiato tutta la pena in carcere.
Quando si parla di emergenza carceri non vanno, inoltre, dimenticati i “CIE” (9) (ex CPT) luoghi, che andrebbero considerati a tutti gli effetti delle carceri, dove vengono trattenuti extracomunitari senza reato e senza condanna i quali sono sottoposti ad un regime detentivo come se avessero commesso dei reati penali quando, invece, non avere un permesso di soggiorno è soltanto un problema che attiene alla sfera giuridica amministrativa. Centri di detenzione ritenuti incostituzionali secondo la Scuola Superiore di Sant’Anna e dall’avv. Michele Passione (Unione camere penali).
Tema che come socialisti abbiamo deciso di approfondire con varie interrogazione nelle prossime settimane.

NOTE

1. L’ 80% dei 206 istituti penitenziari italiani ha oltre un secolo di vita (di questi il 20% sono stati costruiti nel medioevo) come riportato dalle direttive annuali presentate dall’ allora ministro http://www.giustizia.it;  

2. Dati del Ministero della giustizia  presentati nella relazione sullo stato della giustizia in merito al 2012. Dal report annuale emerge una flebile notizia positiva. Per la prima volta negli ultimi anni, si è avuto una progressiva riduzione della popolazione carceraria”, passata da 68.047 al 30 novembre 2011 a 66.888 del 31 ottobre 2012″. Questo è quanto dichiarato da Ministro uscente Severino che ha evidenziato come tale riduzione sia stata possibile grazie al “decreto salva carceri” all’ ampliamento della detenzione domiciliare. Importante, sempre secondo il Ministro, anche il calo delle persone interessate dal fenomeno delle ‘porte girevoli’: si è passati dal 27% nel 2009 al 13% al 31 ottobre scorso. Sensibile incremento, poi, dei detenuti ai domiciliari, pari oggi a 8.647, di cui 2.393 stranieri.

3. Dal quotidiano “ La stampa” del 6 febbraio 2013 «Nessuno può negare che siamo in una situazione di emergenza», che la «mortificante» sentenza della Corte europea che condanna l’Italia per il degrado delle carceri è fondata: bisogna agire perché «sono in gioco il prestigio e l’onore dell’Italia». Parole amare quelle del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che investono un’intera classe politica che non è riuscita a porre rimedio allo scandalo del sovraffollamento delle prigioni italiane;

4. Secondo i dati elaborati dal centro studi di ristretti orizzonti (cfr. www.ristretti.it ) che ha pubblicato il dossier 2000-2013 “morire di carcere”, negli ultimi 14 anni sono morti 2.150 detenuti, (771 per suicidio);

5.  www.polpenuil.it/  (Uil polizia penitenziaria);

Tabella A   (Dati dal sindacato Uil penitenziari dati aggiornati a maggio 2013)

20.06.13 Napoli– suicidio per impiccagione in cella a Poggioreale detenuto di 38 anni
19.06.13 Napoli– suicidio presso ospedale psichiatrico di Secondigliano
26.05.13 Rossano – rissa tra detenuti 3 feriti gravi di origine maghrebina ed albanese
18.05.13 Spoleto – Suicida per impiccagione detenuto maghrebino 42enne
15.05.13 Benevento – Detenuto A.S. aggredisce e ferisce due agenti
15.05.13 Potenza – IPM Due minori evadono da recinzione campo sportivo, riarrestati dopo 4 ore
12.05.13 Torino – Detenuto aggredisce e sfregia con lametta Sovrintendente P.P.
12.05.13 Bari – Detenuto aggredisce e ferisce agente, prognosi gg 15
11.05.13 Modena -Detenuto tenta suicidio, salvato da agenti
11.05.13 Trento – Detenuto aggredisce e ferisce a pugni Ass.te Capo
11.05.13 Bologna – Detenuto incendia cella, polpen lo salva con tutti i detenuti dell’infermeria
10.05.13 Piacenza –  Maxi rissa tra detenuti stranieri, sedata a fatica da Polpen
09.05.13 Taranto – Detenuto giudicabile 50enne tenta suicidio per impiccagione, salvato da agente
08.05.13 Reggio Emilia – Agente aggredito e ferito da detenuto
08.05.13 Piacenza – Detenuto evade da ospedale ma ripreso immediatamente da polpen
08.05.13 Napoli – Poggioreale Detenuto aggredisce e ferisce due agenti
06.05.13 Salerno – Detenuto con problemi psichici aggredisce e ferisce a calci e pugni agente
06.05.13 Spoleto – Detenuto aggredisce e ferisce agente
04.05.13 Salerno – Detenuto italiano aggredisce e ferisce agente, prognosi gg. 10
02.05.13 Catanzaro – Detenuto maghrebino suicida in cella per asfissia
02.05.13 Torino – Detenuto tenta suicidio, salvato da agente
01.05.13 Prato – Detenuto tunisino aggredisce e ferisce due agenti
30.04.13 Prato – Detenuto tunisino aggredisce agente con acqua calda, prognosi gg. 10
30.04.13 Lecce – Suicida per impiccagione Assistente Capo Polpen 54enne
29.04.13 Spoleto – Detenuto A.S. aggredisce e ferisce agente
28.04.13 OPG Montelupo F. – Internato incendia cella, salvato; tre agenti intossicati
26.04.13 Modena – Detenuto tenta suicidio per impiccagione, salvato dagli agenti
24.04.13 CL Castelfranco Emilia – Internato 25enne suicida per asfissia con bomboletta del gas
18.04.13 Castrovillari – Detenuta tenta suicidio, salvata dagli agenti
18.04.13 Bari – Detenuto con problemi psichiatrici aggredisce agente, ricoverato in ospedale per sospetta frattura al femore e complicazioni ai legamenti delle ginocchia
16.04.13 Viterbo – Attentato con colpo d’arma da fuoco contro garitta istituto
16.04.13 Sulmona – Internato in fine di vita per cause da accertare, salvato dagli agenti
12.04.13 Firenze Sollicciano – Detenuto tenta suicidio per impiccagione, salvato dagli agenti
12.04.13 Firenze Sollicciano – Rissa tra detenuti
12.04.13 Roma – Detenuto in visita ambulatoriale ospedaliera scaglia stampella contro infermieri e agenti che ne sventano l’evasione
08.04.13 Teramo – Detenuto tenta suicidio per impiccagione, salvato dagli agenti
03.04.13 Catanzaro – Detenuto campano 56enne suicida
02.04.13 Vicenza – Detenuto extracomunitario incendia cella, salvato. Evacuata sezione con intervento VV.FF., due agenti in ospedale per principio intossicazione
31.03.13 Cagliari – Polizia penitenziaria sventa incendio in reparto clinico
31.03.13 Sulmona – Internato evaso da licenza premio, fermato e arrestato da Ass.te Polpen
26.03.13 Massa – Detenuto Tunisino di 45 anni evaso dall’Ospedale di Massa
25.03.13 Voghera – Detenuto litiga con sanitario ed aggredisce e ferisce quattro agenti
22.03.13 Ivrea – Detenuto italiano 53enne suicida per impiccagione
20.03.13 Ascoli Piceno – Det.to extracomunitario,ai passeggi, si autolesiona e tenta impiccagione, salvato
17.03.13 Milano – Opera Detenuto 41-bis italiano 46enne suicida
16.03.13 Reggio Emilia – OPG Suicida internato ghanese 47enne
16.03.13 Vicenza –Maxi rissa tra detenuti ai passeggi per prblemi etnici, svariati i feriti
16.03.13 Modena – Detenuto tunisino evade da ospedale
14.03.13 Pisa – Detenuto aggredisce e ferisce Ispettore
13.03.13 Reggio Emilia  -OPG Suicida internato italiano 29enne
13.03.13 Modica – Detenuto evade dai passeggi scavalcando muro cinta, riarrestato dalla Polpen
08.03.13 Avellino  -Agente intervenuta per sedare lite colpita violentemente ad uno zigomo
07.03.13 Pescara – Detenuto tunisino 33enne suicida
06.03.13 Crotone – Detenuto di giovane età suicida in cella per impiccagione
05.03.13 San Gimignano Detenuto bosniaco 24 aggredisce e ferisce agente
04.03.13 Vigevano Detenuto aggredisce e ferisce agente
01.03.13 Vigevano Detenuto aggredisce e ferisce agente
01.03.13 Roma – Ospedale Detenuto tenta suicidio tagliandosi le vene, agente lo salva con laccio mostatico
28.02.13 Viterbo Detenuto maghrebino 33enne tenta suicidio ingerendo pile, tagliandosi vene e tentando impiccagione, salvato dagli agenti
26.02.13 Barcellona P.Gotto  -Rissa di due internati, aggrediti e feriti con gg.10 prognosi i 2 Polpen intervenuti
23.02.13 Ivrea -Detenuto scoperto a fabbricare coltello rudimentale, aggredisce e ferisce agente con uno sgabello
23.02.13 Ivrea – Rissa tra detenuti, Agente ferito
21.02.13 Varese  -Tre detenuti rumeni evadono segando le sbarre della cella
12.02.13 Prato – Detenuto aggredisce e ferisce 5 agenti per futili motivi
06.02.13 Vicenza – Detenuto tenta suicidio per inalazione gas, salvato dagli agenti
05.02.13 Varese – Agente aggredito a calci e pugni da un detenuto al rientro dai passeggi
04.02.13 Noto Detenuto di origine calabrese suicida per impiccagione
03.02.13 Lanciano – Detenuto italiano 77enne suicida
02.02.13 Parma – Due detenuti evadono dopo aver segato sbarre a cella
01.02.13 Potenza – Sventata evasione di un detenuto dai passeggi
01.02.13 Roma Rebibbia – Sventata evasione di due detenuti Romeni, scavato buco nel muro.
01.02.13 Vercelli – Agente aggredito e ferito da detenuti ai passeggi
31.01.13 Torino – Agente aggredito e ferito da detenuti, prognosi gg 6 s.c.
31.01.13 Modena – Detenuto maghrebino tenta suicidio per impiccagione, salvato dagli agenti
29.01.13 Roma-  IPM Casal d. M. Due minori evadono da IPM, ripresi dopo due ore dalla polpen
28.01.13 Acireale – IPM Due agenti aggrediti e feriti durante lite fra minori
25.01.13 Bergamo – Detenuto straniero 23enne suicida
24.01.13 Terni – Suicida detenuto maghrebino 56enne
24.01.13 Grosseto – Detenuto aggredisce e ferisce tre Agenti Polpen
24.01.13 Tolmezzo – Sventata evasione di due detenuti A.S.
24.01.13 Siracusa – Detenuto aggredisce e colpisce con calci e pugni due agenti
23.01.13 Cagliari – Detenuto con problemi psichiatrici aggredisce e ferisce gravemente due Ass.ti
22.01.13 Piacenza – Detenuto con problemi psichiatrici, tenta impiccagione, salvato da agente
18.01.13 Treviso – IPM Agente per sedare una rissa aggredito e ferito, prognosi gg. 8 s.c.
16.01.13 Padova – CR Agente aggredito e ferito da detenuti, prognosi gg 6 s.c.
16.01.13 Catanzaro – IPM Due agenti aggrediti e feriti durante lite fra minori
15.01.13 Montelupo – F. OPG Internato nigeriano aggredisce e ferisce 1 Sovr.te e 1 Ass.te Polpen
14.01.13 Alghero – Tre detenuti tentano evasione scavalcando muro cinta, bloccati dalla Polpen
07.01.13 Vicenza – Nuova rissa fra cinque detenuti stranieri, feriti
06.01.13 Vicenza – Rissa ai passeggi causa problemi etnia e sovraffollamento, detenuti feriti
06.01.13 Lecce – Detenuto somalo 38enne suicida per impiccagione
03.01.13 Siracusa – Det.to maghrebino aggredisce e ferisce colpendolo con un tavolo Isp.re polpen
02.01.13 Reggio Calabria – Detenuto italiano 50enne tenta impiccagione alle grate finestra, salvato
02.01.13 Palermo – Ucciardone Detenuto italiano 58enne suicida per impiccagione
01.01.13 Spoleto – Detenuto egiziano 20enne egiziano aggredisce e ferisce a pugni assistente polpen

 6. Le strutture penitenziarie non utilizzate ad oggi sono oltre 90. Irsina (Mt), Morcone (Bn), Minervino Murge, Monopoli(Ba), Volturata Appula, Castelnuovo della Daunia, Bovino e Orsara (Fg), Cropani (Cz) trasformata dal Sindaco in deposito per la raccolta differenziata e archivio del Comune, Arena (VV), la struttura ospita una onlus, mentre a Petilia (Cr), l’edificio diventerà la nuova caserma dei Vigili del fuoco, Frigento (Na)) le mura delle celle sono state abbattute per farne una palestra e una piccola fabbrica, Gragnano (Na), la vecchia casa circondariale diventerà un pastificio. Nessuno sa, invece, che fine farà l’istituto di Villalba (Cs) abbandonato dal 1990 e scelto lo scorso anno come set per il film “Pregate, fratelli”: Ad Accadia, un piccolo paesino di montagna in provincia di Foggia, è stato posto in essere un  progetto di trasformare il vecchio carcere nel primo centro italiano di produzione di idrogeno da energia rinnovabile. A Rieti e Gela invece mancano le unità di polizia penitenziaria per poter aprire altri padiglioni terminati, mentre  Reggio Calabria il carcere è terminato ma non vi è una strada di accesso, situazione abbondantemente descritta in un articolo di Andrea Postiglione del 12 gennaio pubblicato sul “Fatto Quotidiano” www.ilfattoquotidiano.it;

7. Interrogazione a risposta scritta n. 4/00495  presenta il 17 maggio 2013 dai deputati socialisti su proposta dell’ On. Marco Di Lello in merito alle motivazioni del non utilizzo di carceri costruiti nei decenni passati; 

8. Cfr “condannati preventivi” di Annalisa Chirico edito da Rubbettino 2012. Dalle statistiche si apprende che la percentuale di recidiva tra coloro che usufruiscono di misure alternative durante la pena è del 19% (2 su 10), mentre per coloro che scontano la pena in carcere la recidiva sale al 68.45% (7su10);

9. Articolo pubblicato l’ 8 maggio 2013 dal quotidiano online “Repubblica.it” a firma della giornalista Raffaella Cosentino; La delicata questione dei CIE è stata denunciata anche dalla campagna “ LasciateCIEntrare”, campagna promossa dall’Asgi, Cgil, ordine dei giornalisti, edu, Fnsi. La suddetta campagna boccia in termini sostanziali il documento programmatico sui Cie redatto dalla task force del sottosegretario all’ interni del Governo Monti, Saverio Ruperto;

2. La situazione carceraria e l’ Europa

L’emergenza carceraria resta in evidente contraddizione con quanto affermato dalla nostra Costituzione che vieta le pene contrarie al senso di umanità, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo che proibiscono le pene e i trattamenti inumani o degradanti. L’Italia è lo Stato europeo con il maggior numero di condanne inflitte dall’ UE per violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, con oltre 1.500 sentenze per le condizioni carcerarie e un sovraffollamento delle carceri che la pone al terzultimo posto in Europa davanti solo a Bulgaria e  Serbia. Storica fu condanna nei confronti dell’Italia con la sentenza (10) di Strasburgo (processo Sulejmanovic c. Italia richiesta n. 22636/03 sent. 16 luglio 2009), solo la prima di una lunga serie.
Infatti, la media Ue in termini di popolazione carceraria è di 97 detenuti su 100 posti letto disponibili, quella italiana è di 148 su 100. Gli impegni presi dieci anni fa, volti a promuovere politiche di limitazione della carcerazione preventiva e un maggior uso di misure alternative, si sono rivelati quasi totalmente disattesi dagli Stati membri che invece puntano, come l’Italia, a politiche di edilizia carceraria.
Nelle carceri europee ci sono, ad oggi, oltre 1,8 milioni di detenuti. Di questi, 130 mila sono in attesa di giudizio e un quarto sono detenuti in Italia. L’emergenza ha portato molti Stati membri a sperimentare soluzioni nuove, come ad esempio una migliore interpretazione ed un maggiore ricorso alle misure cautelari.  La Norvegia, ad esempio, ha introdotto le “liste di attesa” per i detenuti responsabili di reati meno gravi. Anche il Portogallo, negli ultimi dieci anni, ha ridotto da 14.500 a 11 mila il numero dei detenuti attraverso una riforma penale che ha  introdotto nuove e maggiori misure alternative a quelle già esistenti. In Francia il ricorso a diverse misure alternative non ha eliminato il problema del sovraffollamento, ma ha comunque evitato un ulteriore peggioramento della situazione carceraria.
In Italia il ricorso a misure alternative è stato più volte sperimentato.  Il “braccialetto elettronico” fu infatti introdotto con un decreto del novembre 2000, convertito poi nella legge 341 del 19 gennaio 2001(11), con l’obiettivo specifico di affievolire l’emergenza legata al sovraffollamento carcerario. Le prime sperimentazioni furono fatte nelle città di Milano, Roma, Napoli, Catania e Torino. Il braccialetto avrebbe dovuto mandare impulsi radio a un’unità ricevente installata nell’abitazione del detenuto che, tramite linea telefonica, inviava segnalazioni alla centrale operativa Telecom. Il contratto comportò però un esborso per i contribuenti non indifferente, visto che valeva circa 10,3 milioni di euro per il solo 2003 e poi un canone da 10,9 milioni per ogni anno dal 2004 al 2011. In pratica, quasi 100 milioni in nove anni.
Il ‘Personal identification device’ arrivò in Italia dieci anni fa. Il Viminale ne noleggiò 400. Ma la media di utilizzo, nel 2010, non superò i dieci braccialetti l’anno.
Mentre dunque in Italia è evidente lo scarso ricorso all’utilizzo del braccialetto , in altri Paesi è uno strumento frequentemente impiegato, tanto da divenire una realtà consolidata. E’ accaduto in Gran Bretagna e in Russia, dove lo scorso anno si è ricorso all’utilizzo di braccialetti elettronici con GPS per controllare i detenuti in libertà condizionata.

 10. Con Tale sentenza (testo integrale sentenza disponibile solo in lingua francese sul sito  www.echr.coe.int) l’Italia veniva condannata a risarcire un cittadino bosniaco detenuto nel carcere di Rebibbia a Roma, avendo accertato la violazione dell’art. 3 della Convenzione per sovraffollamento carcerario. Questo è il primo caso di accertamento di una simile violazione nei confronti dell’Italia. Il caso è emblematico della grave situazione di sovraffollamento attualmente esistente nelle carceri italiane. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ricorda, innanzitutto, che l’art. 3 della Convenzione consacra uno dei valori fondamentali delle società democratiche in quanto proibisce in termini assoluti la tortura e le pene o i trattamenti inumani o degradanti, quali che siano i comportamenti della vittima. L’articolo 3 della Convenzione impone poi allo Stato di assicurare che tutti i prigionieri siano detenuti in condizioni compatibili con il rispetto della dignità umana, che le modalità di esecuzione del provvedimento non provochino all’interessato uno sconforto e un malessere di intensità tale da eccedere l’inevitabile livello di sofferenza legato alla detenzione e che, tenuto conto delle necessità pratiche della reclusione, la salute e il benessere del detenuto siano assicurati in modo adeguato. Nel caso di specie la Corte afferma che la mancanza palese di uno spazio personale sufficiente (per quanto riguarda il periodo intercorrente dal 30 novembre 2002 all’aprile 2003 il ricorrente era stato detenuto in uno spazio disponibile pari a 2,70 m2) costituisce di per sé un trattamento inumano o degradante. Pertanto, secondo la CEDU per tale periodo vi è stata violazione dell’articolo 3 della Convenzione. Si legge, inoltre, nell’opinione a sostegno della decisione assunta dalla Corte da parte di uno dei giudici che “nella fattispecie, l’assenza di preoccupazione da parte dello Stato aggiunge un tocco di indifferenza alla viva sofferenza provocata dal castigo, sofferenza che andava già quasi al di là dell’inevitabile”10.
L’attuale indifferenza della politica italiana sul problema del sovraffollamento carcerario è stata colta in modo esemplare dalla Corte europea tanto da porla tra gli elementi a sostegno della condanna. La decisione della Corte dei Diritti dell’Uomo conferma purtroppo lo stato di profondo malessere e degrado all’interno delle carceri italiane, assolutamente incompatibile con lo stato di diritto. Anche in Italia, come già si è fatto in molti paesi della Comunità e come si sta facendo perfino in alcuni Stati dell’America è urgente una seria riflessione di rivisitazione della politica criminale che ripensi a un sistema di pene differenziate e diverse dalla sola pena detentiva, con maggior ricorso alle misure alternative e uso della custodia cautelare come estrema ratio.

11. L’accordo firmato da Pisanu ebbe esiti disastrosi, ma c’è da dire che anche il pre-contratto firmato nel 2001 dal governo Amato con Enzo Bianco era ministro dell’Interno non era certo scevro da errori e incongruenze.
Il 21 aprile 2001, fu applicato il primo braccialetto in Italia. Si capì subito del fallimento della cosa. Infatti, applicato alla caviglia del trafficante peruviano Cesar Augusto Albirena Tena, fu semplicemente tagliato dal detenuto che con molta calma fece perdere le sue tracce, come fecero successivamente tanti altri pregiudicati. Il caso più sintomatico fu invece quello collegato al rapinatore Mario Marino che, esasperato dai continui suoni del braccialetto, se lo tolse platealmente per farsi rimettere in carcere.
Nel 2003 l’ allora ministro della Giustizia , Roberto Castelli, decise di porre fine alla fase sperimentale nella seconda metà del 2003, sostenendo la anti-economicità del presidio tecnologico. Nel 2008, Angelino Alfano ritirò fuori il tormentone del braccialetto, parlando di un sofisticato aggeggio elettronico che sarebbe servito a controllare 4.100 detenuti, ai quali restavano da scontare non più di due anni e che dunque potevano rimanere ai domiciliari.
Il collega dell’Interno Roberto Maroni rimase freddo e il predecessore di Alfano, il solito Castelli, tornò a bocciare la misura. Sia Alfano che Maroni per mascherare l’ ennesimo fallimento del Governo affermarono che la colpa del mancato utilizzo era dei giudici che non ritenevano opportuno  applicare tale norma.
Nel 2010, Il Viminale chiese di riorganizzare la sperimentazione allargandola a tutto il territorio nazionale». E Telecom ha disposto «un servizio attivo 24 ore al giorno, con una grande centrale di controllo installata a Oriolo Romano, ben protetta e collegata con tutte le questure d’Italia. L’allarme avrebbe suonato al più tardi dopo 90 secondi dalla fuga o dalla manomissione degli apparecchi continuando a far percepire alla Telecom una pioggia di denaro pubblico, mentre la media annua dei braccialetti utilizzati è bassissima quasi nulla.
Nel 2011 il Ministro della Giustizia Paola Severino ritorna sull’ argomento. Nessuna amnistia, né nuovi istituti di detenzione. Per il  Guardasigilli la soluzione fu quella del braccialetto elettronico. Chiamata ad esporre il suo programma davanti alla commissione Giustizia del Senato il ministro affermò senza mezzi termini che il braccialetto era una delle misure alternative alla detenzione sulle quali bisogna puntare per alleggerire le galere che ormai scoppiano, ricordando  “grande successo” di questa soluzione in Europa e negli Stati Uniti. Ma l’ allora ministro di concerto con l’ ex Ministro degli interni cancellieri attualmente passata alla guida del ministero della giustizia non volle ricordare come lo Stato paga già a quei tempi pagava un canone annuo di quasi 11 milioni di euro alla Telecom per 450 kit di fatto inutilizzati, per un problema tecnico che sembrava “irrisolvibile”, (la rintracciabilità del segnale).

3. Eventuali soluzioni

 Il sovraffollamento carcerario è, ormai, univocamente ritenuto un problema attuale e da risolvere al più presto non con scorciatoie istituzionali come l’indulto o l’amnistia che certificherebbero il fallimento dello Stato e che nulla hanno risolto quando, in passato, sono state concesse.
La reale urgenza della questione non può più permettersi di pagare dazio a strumentalizzazioni, o divisioni ideologiche e pregiudiziali in merito al tema. Occorre, da subito, migliorare  la condizione di vita dei detenuti che non devono più essere sottoposti a una condizione disumana che li mette in condizione di soffrire una doppia pena: quella sociale che si somma a quella penale.
E’ necessario trovare risorse economiche da destinare non alla costruzione di nuovi istituti penitenziari, ma alla riapertura o alla riqualificazione di quelli già esistenti. Per quanto riguarda l’individuazione delle risorse, il Ministero della Giustizia ha più volte fatto cenno, in passato, alla possibilità di attingere ai fondi della Cassa delle Ammende (12).
Dal punto di vista giuridico e preventivo, è necessaria infatti, una riforma della giustizia penale.
E’ auspicabile una riduzione delle misure cautelari in carcere(13), una maggiore implementazione delle pene alternative come gli arresti domiciliari, nel caso di reati minori o di soggetti non socialmente pericolosi, e la depenalizzazione di alcuni reati del nostro codice penale in sintonia con le misure raccomandate dal Consiglio d’Europa.
Troppo spesso ormai la custodia cautelare in regime carcerario viene usata a scopi punitivi, come una condizione di pre-pena o come mezzo per addivenire alla verità e non come una misura di ultima ratio, quando davvero sussistono i tre principi per applicarla (pericolo di fuga, inquinamento di prove, reiterazione del reato). Infine, è da ripensare il Dpr 309/90, che rappresenta dopo l’approvazione della legge 49/06 cosiddetta Fini-Giovanardi, la normativa con il maggior impatto sul sistema penale e penitenziario, tanto per le condotte che punisce, quanto per il fenomeno che disciplina (come quello delle droghe leggere o possesso di lieve entità).
Un incoraggiante inizio si ha avuto in questi ultimi giorni con la presentazione in Parlamento di alcune proposte di legge ma soprattutto dal DDL (14) Sulla giustizia presentato dal Ministro Cancellieri che vuole avere la finalità di risolvere l’ emergenza carceraria mediante la riduzione della carcerazione preveniva e non solo.
Sul tema dell’emergenza carceraria il Partito Socialista italiano ed i suoi deputati continueranno a vigilare affinché questa emergenza possa affievolirsi, al fine di migliorare le condizioni di vita per migliaia di detenuti, impegnandosi fin da subito a promuovere visite ispettive in tutte le carceri italiane e sostenendo, dalle prossime settimane, proposte di legge che possano concorrere a risolvere il problema.

12. La cassa delle ammende è un vecchio istituto giuridico risalente agli anni 30 ( legge n.574 del 1932 ) oggi disciplinata dall’ art. 121 del regolamento penitenziario del 2000. La cassa è dotata di un ampio fondo, al momento ammontate a più di 150 milioni di euro.  I fondi derivano dalle ammende pagate dai condannati. Per legge i fondi di della cassa devono essere utilizzati dall’ amministrazione finanziaria per l’ assistenza dei detenuti. A seguito di una modifica con legge n. 14 del 2009 , la cassa delle ammende può finanziare progetti di edilizia penitenziaria.

13. come abbondantemente discusso durante un seminario del 12 luglio 2012 promosso dall’ unione delle camere penali italiane (UCPI)  in sinergia “ centro studi giuridici e sociali “ Aldo Marongiu”. Da tale discussione è emerso che per migliorare l’ emergenza carceri siano necessarie interventi in materia di custodia cautelare mediante una modifica della disciplina della custodia cautelare e una depenalizzazione di molti reati minori previsti dal codice penali trasformandoli in sanzione amministrativa.( www.camerepenali.it)

14. testo completo del DDL su (www.giustizia.it)