Due anni fa 18 aprile 2021 si spegnava una delle “Migliori e Nobili Menti” del socialismo e della politica del nostro paese, di lui restano i suoi tanti scritti e le sue tracce non solo nel mondo della politica ma in particolare nel mondo dell’arte e della cultura

Due anni fa ci lasciava Gigi Covatta uno dei padri nobili del socialismo italiano. Un intellettuale finissimo che ha costruito la storia del nostro Paese con l’umiltà dei grandi. La sua proverbiale ironia, la sua sagacia, la sua cultura immensa e la sua conoscenza della macchina istituzionale mancano al dibattito politico nazionale. Per questo Gigi resta una figura insostituibile.

Era direttore della prestigiosa rivista “Mondoperaio”, che aveva rilevato e rilanciato con intelligenza e passione l’unica, grazie a lui, sopravvissuta nel panorama delle storiche riviste di cultura politica del Novecento. Con schiettezza ha sempre coltivato il dialogo con gli amici provenienti dagli altri filoni del riformismo italiano. Ne sono seguite ancora molte altre costruzioni politiche sempre tenendo davanti come stella polare la sua cultura riformista, solidale, umana e profondamente altruista. Una insostituibile fonte per la crescita di qualsiasi essere umano.

Ci resta l’immenso lavoro culturale che ha sviluppato da intellettuale militante del Partito Socialista per il rinnovamento e la modernizzazione della sinistra negli ultimi 50 anni.