Sono tanti i temi toccati dal presidente della Federazione Russa nella sessione plenaria del Valdai International Discussion Club a Sochi. Penetrano nell’intricato scacchiere internazionale alcune scottanti dichiarazioni, forse un incipit nell’attuale situazione della politica estera americana, priva del “focus” sulla questione afgana.
Non è un caso che una delle prime situazioni (dopo il ritiro della delegazione russa dalla NATO) che Putin discute è proprio l’Ucraina. Il problema russo è la presenza della NATO in uno “stato cuscinetto” dove, nonostante tutte le situazioni in atto nelle due regioni occupate militarmente, si è fatta più volte avanti l’idea dell’ingresso nell’organizzazione del Patto Atlantico. La scelta di dover cedere su alcuni fronti (ad esempio la Crimea) è forse un prezzo da pagare per l’espansionismo della NATO verso est.
Putin ha attaccato più volte i paesi del blocco occidentale. Una delle critiche più attuali e che ci tange particolarmente è stata indirizzata proprio alla Commissione Europea. Nel futuro, secondo Putin, il deficit di gas Europeo potrebbe ammontare a circa 70 miliardi di metri cubi.

La politica economica europea è stata brusca e il leader ne ha approfittato per elogiare Nord Steam 2, definendolo addirittura una scelta più “rispettosa dell’ambiente” rispetto ad un transito dall’Ucraina (la quale punta ad essere indipendente dalle importazioni di gas). È un dato di fatto (come ha anche accennato Putin) che l’Europa avrebbe una scelta più economica con il gas russo attaverso contratti a lungo termine, quindi la prospettiva cambia: qual è il nuovo “assetto europeo”?
È utopico credere ad una piena strategia comune nell’Unione Europea, sebbene sia distopico pensare di poter dipendere solo dalle relazioni transatlantiche.
Sono di buon auspicio alcune dichiarazioni del leader russo riguardo un possibile trattato di pace con il Giappone e una continua relazione in chiave antiterroristica con gli USA, ma la guerra alle porte dell’Europa necessita di una soluzione urgente. L’influenza russa nel Mediterraneo necessita di essere scandita e la Libia deve essere liberata dai contractors russi. Per ora non resta che l’attesa, oltre alla valutazione di possibili nuove mosse.

Oltre agli aspetti geopolitici, i nostri vicini russi sembrano avere anche un’altra prospettiva etica. Le critiche al “modello europeo” non sono scontate e sono più incisive di quanto noi possiamo comprendere; è evidente come siano distanti nonostante le possibilità collaborative. Oltre alla parentesi sul conservatorismo come un aiuto al progresso, ce lo dimostra anche la critica diretta alle sanzioni occidentali (prese come un soffocamento a degli stati che necessitano di aiuti soprattutto nel periodo pandemico). La Russia, secondo Putin, non interferisce nei processi e sconvolgimenti degli altri paesi; arrivati a questo punto è comprensibile che la strada dell’esportazione di “valori” è improponibile, e che forse c’è necessità di un nuovo metodo di comunicazione col vicino. Un nuovo processo che riesca ad elargire le giuste parti in uno scacchiere dove non domina più il bipolarismo, e una distensione dei rapporti con i propri vicini è la via di mezzo.