Che soltanto il 9% degli operai voti per la Sinistra, come rilevato dal Corriere della Sera del 3 dicembre, e che molti di più o si astengano o votino per la Destra, è una “rivoluzione” iniziatasi nel nuovo millennio e non soltanto in Italia.
Thomas Piketty la segnala con insistenza in Capitale ed Ideologia del 2020: un fenomeno diffuso, la Sinistra essendo diventata la “parte” dei laureati e dei benestanti!

Ne dà conferma lo stesso Centro-Destra, non temendo di perdere il loro voto quando si oppone al trasferimento del bonus di 275 mln dai benestanti alle “bollette” dei meno abbienti. Sicché, lo stesso sciopero generale indetto da Cgil-Uil potrebbe essere il tentativo di far capire agl’interessati chi realmente li danneggia!
Possibile che l’economia non sia più la molla che unisce i “lavoratori di tutto il mondo” contro il capitalismo e lo sfruttamento; che sia caduta la fede nel “sol dell’avvenire” e la Storia non scaturisca (anche) dalla lotta per liberarsi dal bisogno? Si tratta di una inversione che la globalizzazione dilata ed accresce: come – sempre T. Piketty – attesta (Ibidem) per tutti i Paesi e persino in Cina.

Nell’ Europa Occidentale “la quota del 50% dei più poveri è passata dal 26% .. dei primi anni ’80 (sul reddito prodotto) al 23% degli anni ‘10 del 2000. Nello stesso periodo, la quota del gruppo dell’1% dei più ricchi.. dal 7 al 10%”; “negli Usa, dal 1960 al 2015, il reddito medio del 50% dei più poveri.. è di 15.200 $ annui,.. quello dell’1% dei più ricchi…di 403.000 $” (ibidem, pag. 600 e 601). In Europa, dal 1950 al 2020, il reddito nazionale pro-capite è passato dal 3,3% annuo allo 0,9 %, mentre la quota dell’1% dei più ricchi…… dall’ 8 all’11%; nello stesso periodo; il tasso massimo applicabile alla tassazione per i redditi più alti è passato dal 68 al 49%> (pag. 624 /625).

Insomma, anche lì dove il “compromesso social-democratico” è stato tentato, non solo la disuguaglianza non è diminuita ma si è di molto amplificata. A ben vedere, non è accaduto soltanto perché il capitale, controllando finanziariamente la Politica, è riuscito ad evitare la progressività delle imposte, come dimostra l’eterno muro contro le patrimoniali! Per l’obiettivo dell’eguaglianza (forse ancora troppo ambizioso!), il docente dell’EHESS e dell’Ecole d’Economie de Paris, columnist per Liberation e Le Monde, sostiene la riforma del Sistema, incentrandola sull’istituzione di un assegno pubblico che il cittadino versi al proprio Partito per assicurarne l’indipendenza dal controllo del Capitale.

Ma la “rivoluzione” verificatasi nell’ orientamento politico delle “masse” non si spiega soltanto con l’incapacità dei Partiti di Sinistra e la conseguente perdita della fiducia della classe operaia e dei ceti disagiati! E’ invece chiaro che ha pesato, sugli elettori e su di Essi, l’influenza “ideologica” del Web e che dunque non basta risolvere il problema del finanziamento. Il ritorno da Marx ad Hegel, dalla convinzione che il motore della Storia sia nel liberarsi dal “bisogno materiale” a quella che Essa dipenda invece dall’ ’imporsi delle idee”, è stata opera del web che ha puntato sulla efficacia delle “narrazioni”. Le quali, anche se false, fanno leva su istinti profondi come la paura del diverso con la propaganda contro gl’immigrati ed il pericolo della loro invasione!

Insomma, non che la lotta per soddisfare i bisogni materiali non svolga più alcun ruolo, ma c’è che il Web è diventato ormai una “parte del nostro cervello”: capace di orientarci secondo il volere dei potentati economici che ne sono proprietari: i capitalisti dell’etere e della finanza! (Condizionano persino i Governi con la stessa facilità con cui, al tempo di Trump, negarono che circolasse il comunicato di un Presidente in carica.). In queste condizioni, dinnanzi alla “novità” che la coscienza dei singoli e dei gruppi è facilmente orientabile dai media, riemergono non a caso le tracce del nazionalismo e del razzismo: per dividere i popoli ed indebolirne il peso politico.

Sicché, per fronteggiare questa situazione molto diversa da quella del ‘900, occorrerebbe riorganizzare la Democrazia. Attraverso tre percorsi: il controllo pubblico del web (da un Ente di forte e riconosciuto prestigio come l’Onu (?); l’educazione capillare dello “spirito critico”- con particolare cura per i più deboli e quindi rafforzando particolarmente la Scuola; una riconsiderazione dei “meccanismi” di rappresentanza che rivaluti i partiti (che – non a caso – son quasi universalmente…bistrattati!). Senza di essi con quali altri mezzi far valere gl’interessi delle moltitudini “non capitaliste”, difendere gli spazi di libertà per un benessere esteso al massimo numero possibile? Non è dunque da escludere che, al fondo, lo sciopero del 16 prossimo possa concorrere a questa consapevolezza!