Non privi di interesse sociale, non privi di una costitutiva ed essenziale politicità sono i fenomeni di costume. Gramsci si soffermava sul ruolo dei romanzi d’appendice, Eco sui quiz televisivi di Mike Bongiorno.
Da anni il varietà sembra deceduto. E si succedono e sovrappongono tentativi, talora coronati da successo, di creare o inseguire altri tipi di spettacolo, altri show. Ma lo spettacolo classico del fine settimana, lo show per antonomasia – il varietà – pare(va) non reggere alla sfida dei tempi, a dispetto degli sforzi per riproporlo.
Al di là dell’aritmetica degli indici d’ascolto in senso stretto, forse la felice combinazione di one woman show e varietà tradizionale proposta da Loretta Goggi non sta deludendo le aspettative. E aggiungo: nel solco del Festival di Sanremo di Amadeus. Non, come pure si è detto, un Festival per giovani, bensì una prova di dialogo, confronto e “contaminazione” tra le generazioni. Una “benedetta primavera”, dunque, quella della Loretta nazionale, volta a trasmettere agli under 40 sensazioni, vissuti, brandelli di storia, di costume e di cultura di coloro che sono più in là con gli anni. Una sorta di corpo a corpo tra i decenni; tra nipoti e nonni, tra padri, madri e figli. Era il senso, ad esempio, del monologo di Giorgio Panariello. Anche nel solco degli spettacoli di Enrico Brignano.
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