Qualche breve impressione, alla chiusura dei seggi, sulla base delle proiezioni, a quanto pare affidabili. Conferme e sorprese.
I dati confermano le fondamentali previsioni della vigilia: vittoria del centro destra, ed in particolare affermazione forte di Fratelli d’ Italia; insuccesso pesante dello schieramento di centro sinistra ed in specie del suo partito leader: previsioni divenute quasi certezze nel momento in cui il PD effettuò le sue scelte di coalizione, sulle quali non è il caso di tornare. Il meccanismo elettorale, fortemente corretto in senso maggioritario, collegato alla riduzione del numero dei parlamentari ed alla ridefinizione dei collegi elettorali (con la penalizzazione delle città sulla provincia) in assenza di coalizioni adeguate, non avrebbe potuto che determinare una forte penalizzazione e sottorappresentazione della sinistra, a vantaggio di una destra coalizzata, pur in assenza di significativi spostamenti di voti tra i due fronti.
Le sorprese hanno riguardato tanto le forze della maggioranza, quanto quelle della opposizione: relativamente alle prime, la sorpresa maggiore viene dal tracollo della Lega, che ha subito un vero bagno di sangue, scoprendo di avere lavorato per il Re di Prussia. Forza Italia invece ha retto, più di quanto non si prevedesse. Questo dato comporta che la vittoria del centro-destra è una vittoria avvelenata, perché la formazione e la vita della futura coalizione di governo non potrà che essere tormentata ed instabile. Tutti i governi di coalizione, per loro natura, hanno le loro spine, ma in questo caso le spine sono particolarmente insidiose. Viene da pensare al primo governo Berlusconi, caduto per il “ribaltone” di una Lega infida. Si deve aggiungere che Meloni non ha la forza politica ed economica che permise a Berlusconi di tenere insieme, comunque a fatica, i successivi governi di centro-destra degli anni Novanta. Il potere è si un collante naturale, ma sarà difficile realizzare un governo paritetico, come certamente pretenderanno i due partiti minori, alla luce dell’enorme divario rispetto alla forza maggiore, che li ha cannibalizzati. In queste condizioni, la prospettiva di un governo di legislatura appare chimerica. È poi da aggiungere che lo squilibrio della coalizione sicuramente renderà difficile l’eventualità di manomissioni istituzionali, visto pure che, in ogni caso, la maggioranza non disporrà dei numeri per realizzare riforme costituzionali senza dover passare per la temibile prova del referendum confermativo.
Le sorprese nel campo dell’opposizione viene dalla risurrezione del Movimento 5 Stelle, dato per agonizzante, che ha tratto dal ripudio di coalizione operato dal PD un enorme occasione di rilancio e di confermare il suo radicamento nel Sud, grazie anche alla leadership sorprendentemente dimostrata da Conte. Si apre per il PD un ruolo – quello di partito di opposizione – al quale è poco preparato, dopo molti anni di una rendita politica che lo ha anestetizzato.
In conclusione tanto la maggioranza quanto le opposizioni, hanno davanti a sé, nella Legistatura che inizia, un futuro pieno di incognite e turbolenze, ben poco propizio per svolte significative, auspicate o temute, nell’assetto della vita istituzionale, o anche solo per effettuare “normalizzazioni” che pongano termine alla anomalia dei governi tecnici. Anomalia che, palesemente, non si supera con atti di volontà, ed è effetto, e non causa, di quelle complesse e stratificate deficienze del sistema politico ed amministrativo del Paese che si riflettono anche nella crescente e pesante disaffezione degli elettori, giunta al suo apice in questa tornata elettorale.
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