Credo che il popolo di centrosinistra debba far sentire la propria voce a sostegno della candidatura senatoriale a Monza, il prossimo ottobre, di Marco Cappato. Uno dei pochissimi esponenti che fanno corrispondere il loro percorso politico o istituzionale a delle battaglie condotte con coerenza, capacità e costanza. Non semplici ‘campagne’, bensì iniziative di lotta volte a disegnare un’Italia diversa: tale da rispettare e promuovere i diritti dei singoli, da coniugarli con quelli che riguardano il tessuto sociale più generale e da porre in termini avanzati ed europei-globali il grande tema della transizione ecologica e della sostenibilità. Una politica, quella del tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che prende le mosse dai corpi – bisogni, fragilità, desideri delle persone – per approdare, eventualmente, al Palazzo, e non viceversa.
Qualora, grazie a lui, si arrivasse a una candidatura unitaria delle sinistre, da Fratoianni a Schlein a Calenda, davvero a contendersi quel seggio di Palazzo Madama sarebbero, da un lato, l’Italia aperta ed europea, dall’altro l’Italietta spaventata e paternalista, come avrebbe detto anche il grande Rino Gaetano.
Troppe volte subiamo passivamente le decisioni altrui, convinti che sia inevitabile. Ora, al contrario, siamo dinanzi a una chance, un’occasione, una possibilità, un ‘forse’. Un forse che può divenire evento, fatto, scelta, con il concorso di ciascuna e di ciascuno. Qui quanto mai le individualità contano. E non per sterili esibizioni, quanto per contribuire a un esito – il sostegno di tutte le sinistre a una candidatura autorevole. Sicuramente anche leader lombardi, e dunque nazionali, come Beppe Sala sapranno farsi ascoltare. Sì, sarebbe anche la vittoria dell’Italia civica, di quel tessuto formato dalle cento città del villaggio (globale). E sarebbe la conferma che non vi sono più feudi, pezzi di Paese appaltati a un gruppo o a uno schieramento. Chiuso il ciclo berlusconiano, la Brianza potrebbe esprimere un’altra sensibilità, un’altra linea, un’altra parte di sé. Non sono solo le guerre civili a poter provocare scossoni o (benefici) traumi. Può essere la democrazia, bellezza.
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