Il titolo del convegno dei socialisti italiani di sabato 13 dicembre – Rifare l’Italia – è assai evocativo. E altrettanto suggestivi sono i titoli dei vari momenti nei quali esso si articolerà. Per non dire che le cronache degli ultimi giorni rendono ancora più vivo e attuale l’invito.
Non compaiono gli “ismi”, abusati e inflazionati. Non ricorrono espressioni stantie. E la premessa è chiara: negli ultimi vent’anni non è nata alcuna cultura politica nuova. Vi è dunque un deficit, al cui cospetto l’incontro prova a rispondere esprimendo delle istanze, non degli slogan. E dunque si tratta di un’iniziativa per certi versi “senza memoria e senza desiderio”, come, secondo alcuni, dovrebbe tendere a essere lo psicoanalista? Tutt’altro: il titolo a suo modo richiama un’atmosfera risorgimentale. Non si fa, dunque, tabula rasa. Anzi: il passato, il presente e il futuro vanno presi sul serio, non come pretesti. Ѐ la situazione a richiederlo. Ed è l’unico modo per provare davvero a parlarsi e a parlare.
La passione per il futuro, poi, è nello spirito stesso di un convegno come questo. Del resto più volte i socialisti hanno dimostrato che non necessariamente l’esigenza della “governabilità” mortifica lo slancio verso il domani. E per guardare avanti occorre talora recuperare pezzi di sé che si erano smarriti o erano stati sacrificati.