Sabato scorso su l’Unità Umberto Ranieri analizzava con saggezza e discernimento la situazione creatasi dopo la tragedia parigina, individuando fra l’altro le ambiguità del presidente turco Erdogan. Ora io mi chiedo: e se si trattasse della metafora di un’ambiguità più generale? I soggetti del Medio Oriente sono tutti a loro modo ambigui, dall’Iran all’Arabia Saudita.
Grazie alla conversazione spicciola, poi, noto che lo “zar” Putin suscita non poche simpatie fra di noi. Ovvie ragioni geopolitiche esigono il coinvolgimento della Russia nella guerra ai signori del terrore. Ma se tali simpatie, oltre a ciò, celassero ostilità e diffidenza verso i principi e i valori squisitamente americani e occidentali?
Trovandosi nell impossibilita di formare un governo di coalizione, per consolidare il suo potere, Erdogan sta cercando di utilizzare i vecchi meccanismi di odio anti-kurdo, che gran parte della popolazione della Turchia condivide.