“L’euro è stata un’idea orribile, lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. L’Europa era nata con lo scopo di unire il continente, ha finito per dividerlo. I greci contro i tedeschi imperialisti, i tedeschi contro i greci fannulloni. Io vedo molto nazionalismo in Europa, non in Asia”: queste le parole del premio Nobel indiano per l’economia Amartya Sen al Corriere della Sera del 21 maggio scorso.
Sen, che è anche filosofo e insegna ad Harvard e a Oxford, sostiene che “una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa” se prima non si raggiunge un’unità più profonda: “Quando tra i diversi paesi hai differenziali di crescita e di produttività – continua – servono aggiustamenti dei tassi di cambio. Non potendo farli, si è dovuto seguire la via degli aggiustamenti nell’economia, cioè più disoccupazione, la deflazione, la perdita del potere d’acquisto, il taglio dei servizi sociali”.
Le critiche del premio Nobel, che non è un’economista radicale e neppure keynesiano, sono tutte per l’austerità: “L’Europa ha impiegato anni a costruire lo Stato sociale. Ora rischia di distruggerlo. (…) L’Europa ha bisogno di riforme: pensioni, tempo di lavoro, eccetera. E quelle vanno fatte, soprattutto in Grecia, Portogallo, Spagna, Italia. Ma non hanno niente a che fare con l’austerità, con tagli indiscriminati. È come se avessi bisogno di aspirina ma il medico decide di darmela solo abbinata a una dose di veleno: o quella o niente. No, le riforme si fanno meglio senza austerità, le due cose vanno separate”. E a giudizio di Sen, buona parte delle responsabilità di questa politica sono della Germania: “[L’errore] deriva dall’esperienza della riunificazione tedesca. Allora l’austerità fu necessaria. Ma attenzione, fu un’austerità fatta pagare a chi stava meglio, alla Germania occidentale. Oggi, al contrario, la si applica ai paesi messi peggio”.
Per salvare l’Unione europea serve più unità politica: “Il presidente francese Hollande ha detto cose importanti la settimana scorsa, ha proposto una organizzazione politica dei 27 partner, non un accordo tra un paio di paesi. È molto importante. Spero che l’Italia lo segua”. Parole di saggezza, quelle di Sen. Ma il governo italiano e quelli degli altri paesi europei riusciranno a comprendere la lezione dell’economista-filosofo, che predica incessantemente l’etica in economia?
Per quanto riguarda l’Italia, si è aggiunto all’errore di partenza compiuto con l’adesione all’euro l’insostenibile rapporto di cambio fissato da Ciampi e da Prodi, insieme agli altri governanti e ministri dell’Economia dell’area euro: un errore che ha comportato in dieci anni una drammatica perdita del potere d’acquisto dei cittadini.
La testimonianza più drammatica di una sorta di “dittatura dell’euro” è il prelievo forzoso del 20 per cento sui conti correnti deciso dai banchieri d’Europa per Cipro: non rappresenta una espropriazione diretta dei risparmi dei cittadini? Senza dire che ha delegittimato i governanti ciprioti, costringendoli ad ubbidire alla “troika”, barbara istituzione di sorveglianza/giudizio-condanna/esecuzione copiata da quella creata dal governo sovietico per controllare e punire qualsiasi “disobbedienza”.
Già, la burocrazia di Bruxelles (guidata dal Commissario Olli Rehn (una sorta di sacerdote del dogma dei parametri europei), la Banca centrale europea e il Fondo monetario, assomigliano al commissario del popolo Arthur Gletskin nello splendido romanzo di Arthur Koestler Buio a Mezzogiorno, che processa il “traditore” Rubasciov. A Martin Schulz, candidato dei socialisti europei alla guida dell’Europa, il compito di presentare un programma di riforme sociali alternativo al monetarismo e al rigorismo della Merkel, che rilanci il lavoro e i suoi diritti e la crescita economica.