Il governo Letta:

  • non può mettere fuorigiuoco il Cavaliere; ma non può assolutamente impedire che lo facciano altri;
  • vive come alleanza tra sinistra e destra; salvo verificare che queste già speculano sulla sua morte prossima ventura;
  • non può fare delle leggi contro la corruzione perchè queste potrebbero essere usate contro il Cavaliere e i suoi amici; ma nemmeno prendere dei provvedimenti svuota carceri, perchè potrebbero essere usati a favore dei medesimi;
  • non può togliere l’Imu e cancellare l’aumento dell’Iva perchè sarebbe un’operazione finanziariamente destabilizzante e un regalo elettorale a Berlusconi; non può mantenerli in vita perchè sarebbe un provvedimento economicamente, e quindi finanziariamente, destabilizzante e perchè sarebbe un regalo elettorale a Berlusconi.
  • non può riformare, come pure sarebbe possibile, l’attuale legge elettorale e nemmeno proporne un’altra, perchè ciò presuppone un’intesa complessiva sulla riforma istituzionale; ma non può affatto dare per scontata questa intesa perchè manca l’accordo sulla legge elettorale;
  • non può commissariare l’Ilva perchè ciò violerebbe i sacri diritti di proprietà; e, per altro verso, perchè ciò penalizzerebbe troppo poco i titolari di tale diritto;
  • non può, comunque, legiferare , o anche solo operare, nelle seguenti materie: immigrazione, radiotelevisione, magistratura, intercettazioni, conflitto d’interessi, falso in bilancio, lotta all’evasione, condoni, missioni all’estero, Siria; e per due ragioni: perchè si tratta di questioni di cui non importa niente a (quasi) nessuno, o perchè si tratta di questioni che importano moltissimo, ma per ragioni opposte.

Tolto tutto questo, ci si potrebbe giustamente obiettare, rimane comunque la questione essenziale. Rimane la questione economica. Quella che ha giustificato le larghe attese nei confronti del governo, e in aggiunta il largo consenso di cui gode negli “ambienti che contano”: Europa, Stati Uniti, mercati, Confindustria, Chiesa. E però, in materia economica gli italiani attendono dal governo più lavoro e/o più reddito. E cioè più risorse per promuovere l’uno e l’altro. Ma ciò presuppone una riduzione di altre voci di spesa che Berlusconi propone, guardandosi però dallo scendere nello specifico, e che la sinistra rifiuta, guardandosi sempre dall’entrare nello specifico.
E allora ci si attende che il governo induca l’Europa a modificare il suo atteggiamento. Ma ciò potrà avvenire solo in tempi non brevi. E in presenza di un’Italia che, nel frattempo si riveli affidabile: nel senso di dar mostra di un rigore ancora maggiore.
Non rimane, allora, che contare sul fattore tempo, sullo stellone che sempre ci assiste e sugli autorevoli sostegni di cui sopra.
Ma quelli li aveva anche Monti.