Dunque, per il Gip di Napoli, non è chiaro se i tre milioni versati da Berlusconi a De Gregorio siano davvero serviti a cambiare “il corso della storia”, come con qualche eccesso di enfasi aveva detto Romano Prodi dopo essere stato interrogato dai Pm napoletani. Ma visto che viene tirata in ballo, la storia, almeno raccontiamola giusta. Sergio De Gregorio, senatore dell’Italia dei valori, venne eletto presidente  della Commissione Difesa del Senato coi voti determinanti del Pdl il 7 giugno 2006 perchè il giorno prima era stata bocciata l’improbabile candidatura di Lidia Menapace, senatrice di Rifondazione comunista, designata a quel ruolo nell’ambito della rigida lottizzazione necessaria per tenere insieme la risicata maggioranza dell’Unione. E’ improbabile che in quella circostanza Berlusconi avesse versato qualche milioncino anche per ottenere la candidatura della Menapace, “causa efficiente”, avrebbe detto Aristotele, della successiva elezione di De Gregorio. Più probabile è che i rapporti all’interno della maggioranza dell’Unione fossero così anelastici da impedire di dirottare la pacifista Menapace alla presidenza di una Commissione meno “sensibile” (ed anche da evitare l’espulsione di De Gregorio dal gruppo Idv fino al 24 settembre 2006).
Sempre per la storia, è bene ricordare che la crisi del governo Prodi venne determinata il 16 gennaio 2008 dalle dimissioni presentate dal ministro della Giustizia Clemente Mastella dopo che la Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva messo agli arresti sua moglie (e mentre, del resto, lo stesso Prodi era stato iscritto nel registro degli indagati dall’allora Pm Luigi De Magistris). Ed è singolare che Prodi lo abbia dimenticato, e con l’aria che tira si presti ad avallare interpretazioni complottistiche di una vicenda tutta politica.
Quanto a De Gregorio, poi, non c’era bisogno dello scouting di Di Pietro per sapere che personaggio fosse. Noi, per esempio, lo avevamo capito fin da quando aveva fiancheggiato (o guidato?) Lavitola nella torbida vicenda che ha infangato la testata dell’Avanti!. E che oggi sia diventato l’icona dell’antiberlusconismo giudiziario non ci turba. Anche il figlio di Ciancimino era diventato l’icona dell’antimafia.