Occorre contrastare con decisione l’islamofobia, ancora una volta con gli strumenti del sapere e della conoscenza reciproca, e promuovere un pluralismo ragionevole, come sostiene ad esempio Claudia Mancina.
La tolleranza resta il principio fondante di una buona convivenza, e a essa occorre non smettere mai di ispirarsi. Dei passi ulteriori possono però essere compiuti.
Il professor Giuseppe Rizza anni addietro, nel corso di una tavola rotonda a Pescara dedicata ai temi della laicità, sottolineava le differenze fra: la tolleranza in senso stretto, caratterizzata da un atteggiamento di superiorità da parte di chi tollera; il rispetto, che vede l’accettazione piena di un soggetto altro; e il riconoscimento, quando si coglie l’importanza della presenza dell’altro e del messaggio di cui egli è portatore. Ecco: il riconoscimento pieno fra gruppi, etnie, fedi come obiettivo del cammino di integrazione.
Rispetto alla tragedia di Parigi e alle altre, dunque, no all’oblio; no pure all’indifferenza (“non è affar mio, se ne occupi chi è in alto); e no a una sorta di isteria collettiva (definita nella vulgata “la psicosi”). Occorre piuttosto proseguire sul terreno di una laicità matura, relazionale, che non teme i fenomeni religiosi e promuove il dialogo, nella chiarezza dei limiti e nella distinzione degli ambiti. E qui si porrebbe, fra l’altro, l’esigenza di rivedere l’insegnamento confessionale della religione nelle scuole. Urge, infatti, diffondere una cultura religiosa adeguata. Il tutto anche al fine di isolare e sconfiggere davvero chi ragionevole non è.