Ѐ da poco stata pubblicata la quinta edizione del DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’ American Psychiatric Association. E dinanzi ai recenti, sconvolgenti fatti di cronaca – un giovane uomo che uccide moglie e figli, un altro padre di famiglia considerato (cor)responsabile della morte di una tredicenne – alcuni cercheranno qualche risposta nella nosografia psichiatrica. Altri, invece, faranno appello alla morale: si tratta di persone cattive, diranno.
Per farsi un’idea accurata di tali vicende, come è ovvio, occorrerebbe conoscere bene gli essere umani coinvolti e i loro contesti di vita: bisognerebbe perciò, come si suol dire, valutare caso per caso. Però l’inquietudine che esse sollevano, il loro lato perturbante, hanno a che fare con due aspetti in apparenza assai distanti, esprimibili con due domande. La prima: potrebbe accadere anche a me, in qualità di vittima o di carnefice? La seconda: chi è davvero l’uomo, inteso sia come maschio sia come umano? Il primo interrogativo è direttamente legato all’esistenza di ciascuno e di ciascuna, alla nostra vita e alla nostra morte. Il secondo parrebbe più astratto, eppure è carico anch’esso di inquietudine.
Nel corso dei millenni, ad esempio, si è provato a scorgere l’umanità degli umani in ciò che li distingue dagli altri esseri viventi: nella razionalità, poniamo. Qualcuno ne ha colto piuttosto le affinità con gli altri animali: “Nulla di animale mi è estraneo”, scriveva ad esempio Freud. Si insinua il dubbio, tuttavia, che nessuna definizione possa racchiudere tutti gli aspetti di ciò che siamo; che ci sia dell’altro, che qualcosa ci sfugga. Non sapere davvero chi siamo, poi, implica il timore di non avere il controllo pieno di noi stessi. Non a caso, fra le angosce che possono caratterizzare un “semplice” attacco di panico vi sono le tre “classiche” paure: di morire, di impazzire, di perdere il controllo. E se rispetto a esse sia il ricorso alle etichette nosografiche sia l’appello alla morale rappresentassero talora una sorta di difesa, un modo per esorcizzarle?