Parafrasando Giorgio Gaber, potremmo dire che alcuni erano socialisti nonostante fossero credenti; altri lo erano proprio perché credenti. Infiniti i percorsi individuali, infinite le sfumature.
La questione che per decenni il Psi e il Pci hanno avuto dinanzi è stata un’altra: come relazionarsi con persone e gruppi legati alla chiesa di Roma? Tramontata l’unità politica dei cattolici, il tema sembrerebbe aver perso d’attualità. I soggetti della sinistra, infatti, sono come gli altri costituiti da credenti e non. Eppure non è così semplice. Come ci rapportiamo – ecco il nuovo dilemma – con le comunità di fede, fra le quali quella cattolica rappresenta in Italia la minoranza più consistente, con le loro organizzazioni e le loro istanze?
E, più in generale, come ci poniamo rispetto alla cultura religiosa dei nostri concittadini? Può destare interesse ciò che è emerso nel corso di una serata aperta al pubblico svoltasi nell’ambito del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi e intitolata significativamente Gli italiani, il pluralismo delle fedi, l’analfabetismo religioso. In tale occasione, infatti, sono stati presentati i dati di una ricerca commissionata dalla Tavola valdese all’Istituto GFK-Eurisko, dai quali emerge un’ignoranza diffusa e grossolana rispetto ai temi religiosi. E ciò potrebbe suscitare tanti altri dubbi e interrogativi.
È così che andrebbe rivisitata la “questione cattolica”. E in tal modo potremmo provare a essere coevi al nostro tempo.