Il 10 giugno al Cnel, per iniziativa di Koinè, Mondoperaio e delle Fondazioni Di Vittorio, Buozzi e Pastore, con relazione di Raffaele Morese, si è svolta una discussione su “Sindacato ieri e domani. A trenta anni dal referendum sulla scala mobile”. Discussione impegnata, temo con scarsa influenza sul futuro, e con una lacuna riguardo alla fase tra il 14 febbraio e il 24 marzo 1984. Provo a colmarla come segue.
Alla luce dell’accordo separato si produce il movimento detto degli “autoconvocati”, con larga diffusione di iniziative e scioperi in tutto il paese. A una riunione nella quale si enfatizza oltre misura il carattere spontaneo “dal basso” di tale movimento mi capita di dire più o meno: “Speriamo bene che non sia vero, perchè in quel caso dovremmo andare tutti a casa”.
La polemica degli autoconvocati è contro Cisl, Uil e socialisti Cgil, ma non risparmia il vertice comunista della Cgil: la sua colpa è quella di essersi lasciato intrappolare in una trattativa senza prospettive plausibili di un esito accettabile. Il movimento sembra volere soppiantare le organizzazioni. Tra gli organizzatori c’è anche questa intenzione.
Nel gruppo dirigente comunista della Cgil comincia a manifestarsi un dissenso rispetto a questo andazzo. I comunisti della segreteria nazionale Filtea (tessili) chiedono un incontro a Luciano Lama, che avviene tempestivamente. In sintesi gli diciamo quanto segue: “Questa storia degli autoconvocati deve finire. La Cgil si prenda la responsabilità di guidare la lotta contro l’accordo separato e i decreti conseguenti. Si decida lo sciopero generale. I danni di uno sciopero generale fatto da soli saranno molto inferiori, anche riguardo ai futuri rapporti con Cisl, Uil e i socialisti, di quelli che sta provocando un movimento senza guida”.
Segretario generale della Filtea era Nella Marcellino, soggetto non certo insensibile alle posizioni del Pci, ma ben consapevole del mestiere che tocca al sindacato. Anche grazie a questa sollecitazione, che non sarà stata l’unica, si prende la decisione giusta di indire la manifestazione nazionale di sabato 24 marzo. I tempi e modi della decisione dicono della posta in gioco. Per il 6 marzo è “autoconvocata” un’assemblea di delegati al Palalido di Milano con l’idea di proclamare lo sciopero generale. Interviene Angelo Airoldi (segretario generale della Fiom), che comunica la decisione Cgil per la manifestazione del 24 marzo. E’ accolto da applausi. Il movimento segue la Cgil. Invece che il contrario.