Gli italiani hanno votato, in tanti (75% degli aventi diritto). Questo dato è già una buona notizia rispetto alle previsioni che indicavano i potenziali astenuti ad oltre il 30%. La flessione dei votanti rispetto al 2008 e al 2006 è marginale e probabilmente ascrivibile alle difficoltà atmosferiche.
La seconda buona notizia è che gli italiani hanno votato in libertà e per formazioni politiche non estremistiche, né di destra né di sinistra (a differenza della Grecia). Infatti, circa il 60% dei voti, sia alla Camera sia al Senato, sono stati attribuiti, quasi egualmente, ai due partiti tradizionali che hanno caratterizzato il panorama politico italiano dal 1992 ad oggi, e che fino a tre mesi fa avevano sostenuto il governo di Mario Monti. Tra i due partiti, il PD e il PDL, è il primo che ha perso in numero assoluto di voti rispetto alle precedenti elezioni. Tuttavia, se volessero, il PD e il PDL potrebbero ancora garantire una solida governabilità all’Italia in un quadro “europeista”.
La terza buona notizia è che il neo partito di Mario Monti, Scelta Civica, non supera il 10% delle preferenze. Gli italiani non hanno gradito l’arrivo paracadutato di Monti nel novembre 2011. Inoltre, più di un anno di austerità fiscale senza reali riforme del paese ha convinto gli elettori che la prima è nemica delle seconde. Quindi, gloria a Monti per ciò che ha “dovuto” fare, ma nessun credito per il futuro.
La quarta buona notizia è che la politica è viva e vivace. Infatti, circa il 25% delle preferenze di voto è stato attribuito al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Per la prima volta dal 1948 il Parlamento italiano vedrà tra i suoi scanni circa 150 eletti che non provengono dalle fila della politica tradizionale, dei partiti e del sistema. Insomma, una grande vittoria della democrazia e della rappresentanza popolare.
La quinta buona notizia è che una miriade di vecchi partiti e alcune nuove formazioni dell’ultim’ora non saranno presenti in parlamento. Con essi scompare quel male antico dell’Italia che era rappresentato da forze politiche del 3-5% che esercitavano un potere di ricatto sui governi e si appropriavano di amplissime fette della gestione della cosa pubblica.
Allora, è piuttosto raccapricciante sentire la propaganda del PD tramite i suoi megafoni mediatici (TG3 in testa) gridare all’ingovernabilità e alla demonizzazione dei nuovi parlamentari “grillini”. Paradossale è che due esponenti del PD, Fassina e Letta, abbiano dichiarato di “dover tornare presto a votare” perché il risultato non era quello che si attendevano. Insomma, cari vecchi politici del centro sinistra, la vera sconfitta è vostra non dell’Italia. Abbiate, per favore, senso di responsabilità, al di là della percentuale finale che sapremo domani. Il PD ha perso (non è stato all’altezza delle attese) e quindi la sua classe dirigente dovrebbe dimettersi per avviare quel rinnovamento interno tanto voluto dalla base e che incautamente avete pensato di poter imbrigliare attraverso le primarie.
Diversamente da quanto molti osservatori scrivono, non sono il PDL e Berlusconi il problema. Infatti, quest’ultimo non ha intenzione di essere il premier. Il problema non è neppure il risultato elettorale di Monti (che a dire il vero è miracoloso in soli due mesi dalla nascita del suo movimento, e dopo 13 di austerità). Il problema è la non vincita del PD e dei suoi due partner politici, il Partito Socialista e SEL di Vendola.
A mente più fredda, e con i risultati definitivi sarà possibile avviare dei ragionamenti politici sulla governabilità e sulle vere questioni di fondo che l’Italia deve affrontare per restare un grande paese nel cuore del Mediterraneo e dell’Europa.