La Storia della rivista Mondoperaio parte Il 4 dicembre 1948 con l’uscita del primo numero. E’ un settimanale che Pietro Nenni ha fondato quando, dopo il congresso socialista svoltosi a Genova nel giugno di quell’anno, si è trovato in minoranza nel partito, che ha reagito con una svolta autonomista al disastro cui

nennierano andate incontro le liste del Fronte popolare nelle elezioni del 18 aprile. Si occupa prevalentemente di politica internazionale, tema peraltro dalle immediate ricadute sul piano interno in quei primi anni di guerra fredda.
Nel 1953 diventa la rivista teorica del Psi ed adotta la periodicità mensile. Direttore è ancora Nenni, ma in quanto segretario del partito (rieletto dopo il congresso di Firenze del 1949). Nel 1956, tuttavia, viene nominato un condirettore nella persona di Francesco De Martino. Ma è ancora Nenni, in quell’anno cruciale per le sorti della sinistra italiana, a dare la sua impronta alla rivista. E’ su Mondo operaio, infatti, che compaiono i suoi articoli sul XX congresso del Pcus e sulla rivoluzione ungherese, articoli che segneranno la fine del frontismo.
Nel 1958 De Martino assume la responsabilità piena della direzione del mensile, affiancato da Raniero Panzieri come condirettore. Sono gli anni in cui, in seno al Psi, si sviluppano in parallelo un revisionismo “di destra” e un revisionismo “di sinistra”, accomunati nella condanna dello stalinismo e nella critica al Pci, ma contrapposti riguardo alle prospettive del movimento operaio in Italia. Si veda in proposito Il revisionismo socialista, a cura di G. Mughini, Quaderni di Mondoperaio, 1975.
La prima tendenza è alimentata fra gli altri da Antonio Giolitti, Riccardo Lombardi, Gaetano Arfè, Roberto Guiducci (che nel frattempo, insieme con Franco Fortini, pubblica a Milano Ragionamenti); la seconda, oltre che da Panzieri, è alimentata da Vittorio Foa, Lucio Libertini, Alberto Asor Rosa, e dopo l’uscita di Panzieri dal Psi (1959) confluirà in gran parte nell’esperienza di Quaderni rossi, la rivista fondata dallo stesso Panzieri che influenzerà in termini significativi i movimenti extraparlamentari degli anni ’60.
Intanto ad affiancare De Martino come direttore sono Gaetano Arfè ed Antonio Giolitti, e la rivista ospita prima le riflessioni dei socialisti sul programma del centro-sinistra, poi la discussione sull’unificazione del Psi col Psdi, con gli interventi, fra gli altri, di Giuseppe Faravelli, Ugoberto Alfassio Grimaldi, Antonio Giolitti, Alessandro Pizzorno, Manlio Rossi Doria, Aldo Garosci, Franco Momigliano, Leo Valiani, Guido Calogero, Luciano Cafagna.
Nel 1972 assume la direzione Federico Coen, e la rivista cambia pelle. Innanzitutto cambia la testata, che da Mondo Operaio diventa Mondoperaio. Ma cambia anche il ruolo, che diventa più aggressivo e creativo sul terreno della cultura politica.
Coen era stato fra i collaboratori di Antonio Giolitti ai tempi dei primi governi di centro-sinistra e dei tentativi di programmazione economica, e ad affiancarlo sono innanzitutto gli altri reduci di quell’esperienza, da Giorgio Ruffolo a Giuliano Amato, da Francesco Forte a Gino Giugni, da Luciano Cafagna a Federico Mancini, da Stefano Rodotà a Franco Bassanini.
Ma la rivista si apre anche ai reduci dell’altra esperienza cruciale degli anni Sessanta, quella del ’68, con la presenza di Paolo Flores d’Arcais e di Giampiero Mughini, e più in generale ad una nuova generazione di studiosi che critica le tradizionali egemonie dominanti nella cultura politica italiana dell’epoca, come Ernesto Galli della Loggia, Luciano Pellicani, Ruggero Guarini.
E’ la stagione dei grandi dibattiti promossi dalla rivista, che scardinano molte certezze pigramente coltivate in seno al ceto politico e intellettuale del nostro paese. Nel 1974 è Norberto Bobbio a mettere in discussione i fondamenti teorici della “via italiana al socialismo” ancora propugnata dal Pci. Nel 1975 Massimo L. Salvadori demolisce un altro mito dell’italocomunismo, quello di Gramsci. Nel 1977 Giuliano Amato sfida il perbenismo costituzionale del nostro mondo politico proponendo per primo una radicale riforma delle istituzioni. Nel 1978 Gianni Baget Bozzo apre una discussione sulla questione cattolica che demitizza la vulgata complementare alla strategia del compromesso storico. Nel 1978 Paolo Flores d’Arcais e Luciano Pellicani organizzano un convegno su “Marxismo, socialismo, leninismo” al quale partecipano fra gli altri Cornelius Castoriadis, Alain Touraine, Francois Feito, Leszek Kolakowski, Ken Coates, Gilles Martinet, Jiri Pelikan e Pierre Rosanvallon.
Questa stagione coincide non casualmente con quello che viene definito il “nuovo corso socialista”, di cui la rivista è appunto protagonista: nel 1976 sarà Mondoperaio a convocare, prima del Midas, un convegno di intellettuali e sindacalisti socialisti decisivo per promuovere il rinnovamento del Psi; così come sarà la rivista diretta da Coen il principale incubatore delle idee che animeranno il Progetto socialista del 1978 e la Conferenza di Rimini del 1982. Su questo periodo si veda F. Coen – P. Borioni, Le cassandre di Mondoperaio, Marsilio, 1999.
Nel 1985 la direzione della rivista viene assunta da Luciano Pellicani, che prosegue nella linea avviata dal suo predecessore. Ai collaboratori si aggiungono filosofi e storici come, fra gli altri, Lucio Colletti, Piero Melograni, Giuseppe Bedeschi, Dino Cofrancesco, Domenico Settembrini.
Nel 1994, in seguito allo scioglimento del Psi, la rivista cessa le pubblicazioni. Le riprenderà nel 1995, con la direzione di Alberto La Volpe.  Nel 1997, sotto la direzione di Claudio Martelli (e la condirezione di Sergio Talamo), la rivista avrà un nuovo formato ed un nuovo progetto editoriale. Nel 2000 torna alla direzione Luciano Pellicani, che riprende il tradizionale formato con cadenza bimestrale.
Nel 2009 ha inizio una nuova serie della rivista, a cadenza mensile, con la direzione di Luigi Covatta.